Ricordate Antenucci? Era il ds della nuova Spal, ma la sua avventura è già finita
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Antenucci: “La finale playoff con il Bari è un rimpianto. Avrei voluto chiudere la carriera in biancorosso”

Mirko Antenucci racconta il suo legame con Bari, la gioia per la promozione in B e il dolore incancellabile per la finale playoff persa contro il Cagliari.

Ospite del canale Youtube “Modì”, l’ex attaccante biancorosso Mirko Antenucci ha ripercorso la sua avventura con la maglia del Bari, un’esperienza che ha lasciato un segno profondo nel suo percorso umano e professionale.

Un legame speciale con la città

Il rapporto tra Antenucci e Bari va oltre il calcio. L’attaccante ha confessato di essersi affezionato a tal punto da trovarsi di fronte a un bivio al momento del suo ritorno alla Spal. “Ero indeciso se rimanere e chiudere lì la carriera o tornare a Ferrara”, ha spiegato, paragonando la scelta a quella “tra due figli”. Un dilemma che testimonia la profondità del legame creato con l’ambiente biancorosso. Il ricordo più bello, senza esitazioni, rimane la vittoria del campionato di Serie C, un trionfo che ha consolidato ulteriormente questo affetto.

La finale col Cagliari: un rimpianto incancellabile

Il racconto si fa più amaro quando la memoria torna alla doppia finale playoff contro il Cagliari. Quella promozione sfumata all’ultimo secondo rappresenta uno dei suoi più grandi rimpianti. Antenucci ha rivissuto la tensione della gara d’andata, quando fu chiamato a calciare un rigore decisivo al novantesimo minuto senza nemmeno essersi scaldato, riuscendo a spiazzare Radunovic. Il ritorno al San Nicola, davanti a 60mila spettatori, fu una “bella batosta”. L’attaccante ha rivelato la sua sorpresa per le scelte di Claudio Ranieri, che gestì con calma la partita senza affrettare l’ingresso di Pavoletti, mossa che si rivelò poi decisiva.

Lo spettro della sconfitta e la forza di quel gruppo

Le conseguenze di quella delusione si sono protratte nel tempo. “Io andai via, ma tanti rimasero ed alcuni mi dicevano che lo spettro rimane inconsciamente”, ha confidato Antenucci. Una ferita psicologica per un gruppo che lui stesso era convinto potesse fare grandi cose.