Il mondo del calcio è un crocevia di storie, talenti che sbocciano e percorsi che si intrecciano tra diverse categorie e ambizioni. Tra questi, spicca la figura di Walid Cheddira, attaccante che ha lasciato un segno indelebile nel cuore dei tifosi baresi e che ora si appresta a vivere una nuova avventura in Serie A con la maglia del Sassuolo, in prestito dal Napoli. La sua parabola, che lo ha visto protagonista in biancorosso, rappresenta un esempio di come il lavoro e la dedizione possano trasformare un promettente calciatore in un elemento di spicco, capace di calcare palcoscenici internazionali come il Mondiale.
Il legame tra Bari e Cheddira
Walid Cheddira ha impresso il suo nome nella storia recente del Bari con prestazioni memorabili e un numero significativo di reti che hanno fatto esultare il pubblico del San Nicola. Il suo periodo in biancorosso è ricordato con grande affetto, non solo per i gol, ma anche per il legame speciale che si è creato con la tifoseria. È proprio a Bari che ha ricevuto il soprannome affettuoso di “Walino”, un nomignolo che ha radici nella tradizione locale e che testimonia l’immediata sintonia con l’ambiente. L’attaccante ha sempre espresso la sua gratitudine per l’accoglienza e il supporto ricevuto, sottolineando come la gioia di segnare e di far felici i sostenitori baresi sia stata una delle soddisfazioni più grandi della sua carriera.
Bari, trampolino di lancio per il sogno Mondiale
È stato proprio durante la sua militanza in Puglia che Cheddira ha ricevuto la prima storica convocazione con la Nazionale del Marocco, un sogno che si è concretizzato grazie alle sue brillanti prestazioni. La chiamata del CT Regragui per un raduno contro il Cile ha aperto le porte a un’avventura indimenticabile, culminata con la partecipazione al Mondiale. La sua presenza in Qatar ha contribuito a scrivere una pagina storica per il calcio africano, con il Marocco capace di raggiungere le semifinali, superando avversari blasonati come Spagna e Portogallo.
L’approdo al Sassuolo di Cheddira
“L’idea di venire a Sassuolo nasce perché alla fine del mercato avevo diverse possibilità tra cui scegliere e ho scelto appunto Sassuolo, una società molto importante, in Italia davvero fra le migliori. Qui posso dare il massimo del mio contributo per aiutare la squadra a raggiungere l’obiettivo finale. Mister Grosso appena arrivato mi ha subito dato il benvenuto, mi ha fatto subito sentire a casa e questa è una cosa molto importante, mi ha trasmesso grande fiducia. In campo è un allenatore molto preparato e i suoi allenamenti mi piacciono tanto perché combina la parte tattica, fisica e tecnica in tutti gli allenamenti e questa mi piace molto.”
Gli obiettivi con i neroverdi
“Il Sassuolo dovrà affrontare un campionato molto difficile perché sappiamo tutti la difficoltà della Serie A, però mettendo il massimo impegno e lottando partita per partita il nostro obiettivo è quello di mantenere la categoria per poi ripartire e riportare questo club dove merita”.
Il valore della famiglia e l’importanza dello studio
“Noi siamo una famiglia molto unita, molto legati tra di noi, ci seguiamo spesso, ci vediamo spesso. Mio padre appunto quando era più piccolo e anche nella sua adolescenza giocava a calcio in Marocco e comunque ogni tanto quando vede le mie partite mi dà sempre dei consigli appunto per migliorare e per fare sempre meglio. Essendo comunque una famiglia di sportivi, sia io e quindi anche mio fratello che gioca a calcio, quando eravamo più piccoli ci mettevamo in casa e facevamo i tiri con la palla di spugna. Purtroppo una volta è andata a finire, non mi ricordo dove, si è rotto qualcosa e mia mamma comunque ha fatto un po’ di urla. La scuola è stata non il piano B ma il piano A, perché mio padre insieme a mia madre ci hanno sempre educato sullo studio, sull’andare bene a scuola e appunto veniva prima la scuola e poi tutto il resto, quindi ci hanno fatto finire tutti gli studi, sia a me che mio fratello, mia sorella è addirittura laureata con master e tutto, quindi non era un piano B, era un piano A”.
L’amore per il calcio e la gavetta di Cheddira
“Ho scoperto quest’amore per il calcio giocando veramente ovunque che sia stato nel parco sotto casa o mi ricordo giocavo spesso in piazza a Loreto con tutti gli altri ragazzini diciamo il calcio di strada ecco e ricordo ho dei bellissimi ricordi perché mi divertivo veramente tanto e le giornate passavano veramente molto bene. Nella mia carriera sono partito appunto dalla promozione con il Loreto e ho giocato in tutte le categorie fino alla Serie A, passando anche per il campionato estero, quello spagnolo molto importante che è la Liga e diciamo che sono riuscito a fare gol in tutte queste categorie. Sono molto contento di questo perché comunque è il frutto di un grande lavoro, un sacrificio sin da quando ero piccolo. Queste sono le soddisfazioni che poi rimangono all’interno di te stesso”.
Il primo gol in Serie A e i ricordi di Bari
“A proposito di ricordi, non me ne vogliano i tifosi del Sassuolo, che è la mia squadra attuale. Il mio primo gol in Serie A l’ho fatto contro il Sassuolo e quello è anche stato un bellissimo ricordo per la mia carriera. A Bari sì, sono molto contento perché ho segnato molti gol, diversi gol e sono molto contento anche per aver fatto gioire tutte quelle persone che secondo me è la cosa più importante.”
L’esordio in Nazionale di Cheddira
“La mia esperienza in nazionale comincia quando ero a Bari e mi convoca il mister CT Regragui per un raduno contro il Cile. Vengo convocato per la prima volta, comunque era per me un sogno, una cosa molto bella già essere convocati in nazionale e ampliare il mio bagaglio di esperienza anche con la nazionale. Ero veramente molto felice non vedevo l’ora. Quindi vado a fare questo raduno, va tutto benissimo, gioco, tutto quanto, sono molto contento. Sapevo che poi, dopo questo ultimo raduno, veniva appunto consegnata la lista dei convocati per il Mondiale che si giocava a dicembre quell’anno. Quindi, dopo un mese, esce la lista e la lista veniva chiamata nome per nome, quindi dai portieri fino agli attaccanti. Mi ricordo che ero sul divano di casa a seguire la diretta nome per nome. Diciamo che erano rimasti gli ultimi tre nomi, passati gli attaccanti, quindi io avevo quasi perso le speranze. Invece poi ricordo che al penultimo nome il mister fa il nome mio e sono scoppiato in un salto di gioia. Veramente non ci credevo, è un’emozione unica. Ci troviamo contro la Spagna, una delle nazionali più forti è candidata alla vittoria. Facciamo una partita stupenda e lì ho avuto la fortuna di fare il mio esordio ai Mondiali e di dare una mano alla squadra. Riusciamo a portare avanti la partita fino ai rigori dove riusciamo a vincere, quindi altra emozione fantastica, riuscire ad arrivare ai quarti di finale di un Mondiale”.
La Nazionale, un obiettivo costante e il soprannome “Walino”
“La nazionale è assolutamente sempre un obiettivo ed è per me sempre una cosa a cui tengo particolarmente perché le persone sia della federazione che mi stanno molto a cuore che i tifosi marocchini li amo davvero e quindi non vedo l’ora appunto di poterci far parte di nuovo. Il soprannome Walino mi viene dato quando giocavo a Bari appunto perché Walino mi hanno raccontato che è il nomignolo di Pasqualino, Pasquale e siccome io mi chiamo Walid quindi l’hanno diciamo paragonato e mi ci chiamavano ed è rimasto storia perché in giro per strada gente che non mi conosceva mi chiamava così e scoppiava a ridere, era bello”.