L’Italia si trova di fronte a una sfida ambiziosa: ospitare l’Europeo del 2032. Un sogno che, come annunciato dal presidente della Federcalcio il 15 luglio 2021, avrebbe dovuto trasformare il volto del calcio nazionale attraverso investimenti infrastrutturali. A distanza di 1.535 giorni da quell’annuncio e a due anni dall’assegnazione ufficiale da parte dell’UEFA, la realtà mostra un quadro complesso, con nessun cantiere ancora avviato. In un Paese dove i progetti possono richiedere fino a 15 anni e l’età media degli stadi supera i 65 anni, l’organizzazione di un evento di tale portata si rivela un’impresa ardua. È in questo contesto di incertezze e speranze che si inserisce la candidatura di Bari, un’opportunità cruciale non solo per la città, ma per l’intero Mezzogiorno.
La corsa all’Europeo: tra sfide e alleanze
La Federcalcio, consapevole dei tempi stretti, ha dovuto rivedere i piani iniziali. Dopo aver virato sull’Europeo del 2032, si è optato per una candidatura congiunta con la Turchia, abbandonando l’idea di una sfida in solitaria. Questa scelta, dettata da ragioni politiche e tecniche, ha ridotto il numero di stadi richiesti da dieci a cinque. Mentre la Turchia vanta già una decina di impianti moderni, l’Italia deve fare i conti con una situazione infrastrutturale più datata. La scadenza per presentare all’UEFA l’elenco definitivo degli stadi, tutti con progetto approvato, finanziato e cantierabile entro marzo 2027, è fissata per il 31 luglio 2026. Una corsa contro il tempo che vede l’Allianz di Torino come l’unico impianto attualmente pronto, affiancato dall’Olimpico di Roma che necessita solo di alcuni interventi.
Bari, ruolo chiave per il Mezzogiorno
Nel panorama delle possibili sedi, Bari emerge come una candidata di grande rilevanza. Con Torino e Roma quasi certe, e Milano (con un eventuale nuovo San Siro) e Firenze (con il Franchi in ristrutturazione grazie ai fondi Pnrr) in lizza, resterebbe un solo impianto da aggiungere per raggiungere la quota di cinque. È qui che Bari, con il suo stadio già esistente, si propone come una soluzione concreta e strategica. La sua inclusione sarebbe fondamentale per garantire una rappresentanza del Mezzogiorno, evitando che l’intero Sud venga escluso da un evento di tale portata. L’alternativa potrebbe essere il nuovo stadio di Palermo, legato alle decisioni del City Group, ma la presenza di un impianto già operativo a Bari offre un vantaggio non indifferente.
L’impatto economico e la modernizzazione necessaria
L’Europeo è visto come un’occasione irripetibile per ammodernare gli impianti sportivi italiani, molti dei quali fatiscenti. Il governo, attraverso una struttura commissariale guidata dall’ingegnere Massimo Sessa e dotata di un fondo di almeno 5 milioni di euro fino al 2032, sta cercando di accelerare gli iter burocratici. Nonostante una legge sugli stadi pensata per snellire le procedure, vincoli e lungaggini continuano a rallentare i processi. La modernizzazione degli stadi non è solo una questione di prestigio, ma di sostenibilità economica per i club. Esempi come il Real Madrid, che incassa 250 milioni di euro dal nuovo Bernabeu, dimostrano il potenziale di ricavi generati da strutture all’avanguardia, ben oltre i 87 e 81 milioni di euro di Inter e Milan. Per Bari, ospitare l’Europeo significherebbe non solo un’importante vetrina internazionale, ma anche un impulso decisivo per l’ammodernamento delle proprie infrastrutture, con benefici a lungo termine per la città e la regione.