Giovanili Bari: un weekend di sfide e promesse biancorosse
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L’ex Bari Okaka e l’aneddoto: “Così non mi feci beccare da Spalletti”

L’attaccante passato anche dal Bari ha rivelato un curioso aneddoto della sua carriera giovanile alla Roma sotto Luciano Spalletti, un episodio che precede il suo arrivo in Puglia.

L’ex attaccante del Bari, Stefano Okaka, ha recentemente condiviso un episodio significativo della sua carriera giovanile alla Roma, sotto la guida di Luciano Spalletti. L’aneddoto, emerso in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, offre uno spaccato inedito del suo percorso formativo prima dell’approdo in Puglia, evidenziando il rapporto speciale con l’allenatore e le prime sfide nel calcio professionistico. Queste rivelazioni sono particolarmente interessanti per i tifosi del Bari, poiché gettano luce sul carattere e le esperienze di un giocatore che ha poi vestito la maglia biancorossa.

Il legame con Spalletti e i primi passi nella Roma

Stefano Okaka ha ripercorso i suoi anni giovanili nella capitale, sottolineando l’importanza della figura di Luciano Spalletti nel suo sviluppo calcistico. L’attaccante ha descritto il tecnico come una guida fondamentale, affermando: “È come un secondo padre”. Il suo ingresso in prima squadra risale al 2005, all’età di sedici anni, un momento che ha segnato l’inizio della sua avventura tra i professionisti con un gol in Coppa Italia contro il Napoli. Questo periodo è stato caratterizzato anche da episodi che hanno messo alla prova la sua maturità, come l’acquisto di un’auto di lusso a diciotto anni, un evento che non passò inosservato agli occhi attenti di Spalletti, già allora propenso a richiamare i suoi giovani talenti a una maggiore disciplina e concentrazione.

L’episodio dell’antidoping e la “fuga” dalla ramanzina

Un momento particolarmente vivido raccontato da Okaka risale al 2007, un periodo in cui il suo impiego in campo era limitato. Durante una partita contro l’Atalanta, subentrato negli ultimi minuti, l’attaccante non mostrò la giusta determinazione, attirando l’attenzione di Spalletti. L’allenatore, notando la sua scarsa ispirazione, lo avvertì con un lapidario “Ci vediamo dopo”. Consapevole della ramanzina imminente, Okaka escogitò un piano per evitarla. A fine partita, si precipitò negli spogliatoi e, inseguito da Spalletti, trovò rifugio nella stanza dell’antidoping. Lì, rimase bloccato per oltre tre ore, riuscendo così a sfuggire al confronto diretto con il tecnico. “Mi ha salvato l’antidoping: sono rimasto chiuso oltre tre ore in quella stanza per non farmi beccare”, ha rivelato Okaka, un aneddoto che ben illustra il suo spirito e la sua astuzia fin dai primi anni di carriera, ben prima di approdare al Bari.