Pino Giusto, ex cuore pulsante del centrocampo del Bari negli anni ’80, torna a far sentire la sua voce, un timbro che evoca ricordi di battaglie sportive e passione autentica. Intervenuto in esclusiva, Giusto non le manda a dire, analizzando senza filtri la situazione societaria attuale e le aspettative di una tifoseria che non ha mai smesso di sognare in grande. Le sue parole risuonano come un monito, un invito a non dimenticare l’identità e la storia di un club che merita rispetto e ambizioni all’altezza del suo blasone.
La gestione societaria sotto la lente
Giusto non usa mezzi termini nel valutare l’operato della società: “L’anno scorso non ho visto una buona gestione societaria. I programmi vanno fatti, sottotraccia, nel finale di stagione per programmare quella seguente. Se una società dichiara che vuole centrare un obiettivo tramite play-off allora bisogna fare di tutto perché la squadra che si va a costruire sia all’altezza”. L’ex centrocampista sottolinea l’importanza di una pianificazione accurata e di investimenti mirati per raggiungere gli obiettivi prefissati, criticando implicitamente le scelte operate nella stagione passata.
Il paragone con il Napoli e la necessità di investimenti
Un tema caldo è il rapporto tra Bari e Napoli, due club legati dalla proprietà di Aurelio De Laurentiis. Giusto è categorico: “Affermare che non si possano paragonare Napoli e Bari è sbagliato poiché Aurelio De Laurentiis è stato il primo a fare confronti. Bari, dal canto suo, non deve essere associata a nessun’altra. Le assonanze, però, sono state fatte quando si è trattato di cedere alcuni giocatori come Caprile e Folorunsho per andare a rinforzare l’organico del Napoli. Lì si è capito che il Bari sarebbe stato la squadra secondaria”. L’ex giocatore biancorosso lancia un appello al presidente: “De Laurentiis deve provare a riavvicinarsi alla tifoseria e l’unico modo è fare una campagna acquisti di spessore e che proietti i biancorossi verso le zone alte”.
La pressione? Un alibi inaccettabile secondo Giusto
Giusto stronca senza appello le lamentele sulla pressione che grava sui giocatori: “Avrei voluto giocare io con la pressione che c’è adesso. Giocatori di A e di B che parlano di pressione mi fanno sorridere. A questi livelli questo concetto non deve esistere, soprattutto alla luce dei contratti eccessivi. Si dovrebbe parlare di pressione nelle categorie inferiori, dove i calciatori lottano per arrivare a fine mese”. Parole dure, che mettono in discussione l’atteggiamento di alcuni professionisti e sottolineano la necessità di un maggiore attaccamento alla maglia e di una mentalità vincente.