La città di Bari ha ospitato un evento di grande risonanza culturale e accademica: il conferimento della laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia a Carlo Verdone, icona del cinema italiano. L’Università degli Studi di Bari Aldo Moro ha voluto così omaggiare il celebre attore e regista romano, in una cerimonia che si è svolta nel prestigioso Teatro Petruzzelli.
L’onorificenza è giunta in concomitanza con l’apertura del 127° congresso nazionale della Società Italiana di Chirurgia. L’atmosfera, inizialmente solenne, è stata stemperata dall’ironia del nuovo rettore dell’Università Aldo Moro, Roberto Bellotti, che ha scherzato sulla sua recente nomina e sull’insolito compito di firmare una pergamena di laurea in medicina per un artista del calibro di Verdone, strappando risate e applausi al pubblico.
Il legame di Carlo Verdone con il mondo della medicina, sebbene non accademico, è profondo e tangibile. Il direttore del Dipartimento di Medicina di Precisione Rigenerativa e Area Jonica, Francesco Giorgino, ha evidenziato i numerosi meriti dell’attore. Tra questi, il suo contributo al finanziamento del centro maternità “Rossana Schiavino” in Malawi, dedicato alla memoria della madre, e il suo ruolo di testimonial per l’Istituto di Oncologia Infantile di Roma, Regina Elena.
La “laudatio”, pronunciata dai professori Mario Testini e Ugo Boggi, ha ulteriormente sottolineato la straordinaria capacità di Verdone di incarnare lo spirito della medicina. Nonostante non abbia mai indossato un camice universitario, il suo interesse autentico e viscerale per la disciplina, la sua acuta osservazione della realtà e la sua profonda comprensione del rapporto medico-paziente lo rendono un “maestro” agli occhi di molti professionisti. È stata evidenziata la sua abilità nel portare sul grande schermo la complessità della malattia mentale, andando oltre la semplice comicità e offrendo spunti di riflessione profondi.
Il discorso di Verdone
Nel momento della sua lectio magistralis, Verdone ha trasformato l’evento in una conversazione intima e spontanea con il pubblico. Ha ripercorso le tappe della sua formazione artistica e del suo avvicinamento alla medicina, un interesse ereditato dalla madre, che nutriva una grande ammirazione per i “dottori”. Tra ricordi personali e aneddoti divertenti ha raccontato l’incontro giovanile con l’oncologo Gerardo D’Agostino, che, dopo aver letto una sua poesia, gli prescrisse un ansiolitico, consigliandogli di “essere grato di essere ansioso”. Una frase che ha segnato la sua visione della vita e dell’arte. Verdone ha concluso affermando con orgoglio che il suo cinema, con la sua capacità di immedesimarsi nelle ansie e nelle nevrosi umane, agisce come un “antidepressivo senza effetti collaterali”.




