Buon compleanno al talento barese Cassano! Dal San Nicola al Bernabeu, ecco la sua storia

Ripercorriamo la straordinaria carriera di Antonio Cassano, dal suo esordio folgorante con il Bari alle sue numerose e complesse operazioni di mercato che lo hanno portato nei più grandi club europei.

Nel panorama del calcio italiano, poche figure hanno saputo accendere la fantasia e dividere l’opinione pubblica come Antonio Cassano. Originario di Bari, il suo percorso calcistico è stato un susseguirsi di colpi di genio e scelte di mercato che hanno segnato epoche, trasformandolo da giovane promessa a protagonista di trasferimenti milionari.

L’esplosione a Bari

Il 1999 ha rappresentato un anno spartiacque per il calcio barese e per la carriera di Antonio Cassano. A metà dicembre di quell’anno, in una sfida di Serie A che vedeva il Bari affrontare l’Inter di Marcello Lippi, un diciassettenne Cassano si rese protagonista di un’azione che rimarrà impressa nella memoria collettiva. Con una progressione fulminante, il giovane attaccante riuscì a superare l’intera retroguardia nerazzurra, concludendo con un tiro preciso nell’angolino, imprendibile per il portiere. Quella rete non fu solo un gol, ma una vera e propria dichiarazione di intenti, un biglietto da visita che lo proiettò immediatamente sotto i riflettori del calciomercato. I suoi piedi educati e la sua visione di gioco lo resero un ‘gioiello’ ambito, un asset di grande valore per il Bari, destinato a muovere cifre importanti nelle future finestre di mercato, segnando l’inizio di una carriera ricca di trasferimenti eccellenti.

Le grandi piazze

L’eco della sua esplosione a Bari non tardò a raggiungere le grandi piazze del calcio europeo. Il suo trasferimento alla Roma, dove formò una coppia d’attacco potenzialmente devastante con Francesco Totti, rappresentò una delle prime grandi operazioni di mercato che lo videro protagonista dopo l’esperienza pugliese. Sembrava l’inizio di un sodalizio indissolubile, ma il suo percorso lo portò poi a un’altra mossa di mercato di altissimo profilo: il passaggio al Real Madrid. Sotto la guida di Fabio Capello, l’esperienza spagnola fu breve e turbolenta, terminata anche a causa di un’imitazione catturata dalle telecamere, dimostrando come il suo carattere potesse influenzare anche le sue permanenze nei club, rendendo ogni sua operazione di mercato un evento da seguire con attenzione.

La rinascita a Genova

Dopo le esperienze in club di primissimo piano, la Sampdoria si rivelò un crocevia fondamentale nella sua carriera e nel suo percorso di mercato. L’intesa con Giampaolo Pazzini fu decisiva, portando la squadra blucerchiata a un sorprendente quarto posto in campionato e ai playoff di qualificazione per la Champions League, poi persi contro il Werder Brema. Questa fase della sua carriera ne rilanciò il valore sul mercato, rendendolo nuovamente appetibile per i top club. Le successive discussioni con il presidente Garrone portarono a un nuovo addio e a un altro trasferimento di rilievo, questa volta al Milan. In rossonero, Cassano conquistò uno Scudetto, ma dovette affrontare anche un serio problema cardiaco che avrebbe potuto compromettere la sua carriera per un lungo periodo, un fattore di rischio che inevitabilmente incideva anche sulle sue future valutazioni di mercato.

Le ultime mappe

Il suo percorso di mercato lo portò poi a vestire la maglia dell’Inter, il club per cui tifava sin da bambino. Qui, le sue prestazioni furono discrete, ma senza raggiungere i picchi di entusiasmo che avevano caratterizzato altre tappe della sua carriera. Successivamente, il trasferimento al Parma si concluse con una messa in mora, preludio al fallimento del club sotto la gestione Manenti, un’operazione di mercato sfortunata in un contesto societario difficile. Un secondo ritorno alla Sampdoria non fu all’altezza delle aspettative precedenti, e le sue ultime apparizioni sul mercato si concretizzarono con un ‘mordi e fuggi’ a Verona. Con l’Hellas, Cassano fu prima presentato, poi annunciò il ritiro, ci ripensò, e infine si ritirò definitivamente, chiudendo un capitolo di trasferimenti e decisioni di mercato che hanno sempre accompagnato la sua carriera di ‘gioiello grezzo’, forse rimasto tale nonostante un percorso professionale di alto livello.